Innovazioni in odontoiatria: laser, PRGF, radiografia 3D e sedazione

Viviamo un’epoca dove le innovazioni tecnologiche investono praticamente ogni settore, apportando miglioramenti sia a livello qualitativo che organizzativo-logistico, tanto che alla lunga risultano fondamentali per mantenere alta la competitività e per rispondere a dovere alle nuove sfide. Tra i tanti campi interessati dai continui rinnovamenti troviamo anche l’odontoiatria, dove l’introduzione di nuove tecniche ha aumentato l’efficacia delle cure, andando contemporaneamente a diminuire il disagio del paziente.

Rispetto a quanto avveniva in passato, l’odontoiatria moderna è ricca di novità che consentono ad uno studio dentistico di essere all’altezza e totalmente professionale. D’altronde il cliente deve essere soddisfatto sia dal punto di vista funzionale che estetiche, pertanto le terapie devono essere adeguate e i risultati di grandissimo livello. Ma di cosa deve dotarsi uno studio odontoiatrico per essere considerato “all’avanguardia” a tutti gli effetti?

Tanto per cominciare, uno specialista che si rispetti non può più fare a meno del laser, un dispositivo che sta ormai prendendo piede in moltissimi settori. Il suo utilizzo nell’odontoiatria è ormai pienamente riconosciuto e apprezzato, dato che la sua applicazione comporta dei vantaggi qualitativi enormi. Ad esempio, tramite il laser è possibile procedere alla riduzione dell’ipersensibilità dentinale e di informazioni dei tessuti, specialmente in presenza di patologie come gengiviti, parodontiti e perimplantiti. Inoltre, servendosi del laser, l’odontoiatra sarà in grado di risolvere con una certa celerità (per non dire immediatezza) gli herpes labiali ed eventuali cheiliti angolari, ovvero i comuni taglietti agli angoli della bocca. Sempre tramite il laser, è possibile procedere allo sbiancamento dentale e ad alcune micro operazioni chirurgiche, come ad esempio rimozioni di neoformazioni, biopsie e incisioni. Il beneficio per il paziente è netto e tangibile, perchè che il laser riduce efficacemente gonfiore e, di conseguenza, i tempi di guarigione.

Un’altra importante innovazione tecnologica è senza dubbio la radiografia in 3D, che viene sempre più utilizzata dagli studi odontoiatrici. Già durante la prima visita lo specialista può decidere di approfondire la situazione tramite un’ortopantomografia, ovvero una radiografia accurata di tutta la bocca del paziente. In aggiunta ci si può affidare anche ad una tac “cone beam”, ovvero una tecnica di imaging biomedico in cui una tomografia computerizzata viene realizzata mediante dei raggi X a forma di cono. Con queste indagini strumentali l’odontoiatra riesce ad avere subito piena chiarezza della situazione, potendo visualizzare perfettamente la zona “sofferente”,  e decidere la  modalità di intervento, riuscendo anche a programmare la posizione e la dimensione degli impianti con assoluta precisione.

Un’altra tecnica che sta trovando grande riscontro in campo odontoiatrico è quella del PRGF, acronimo di Plasma Ricco in Fattori di Crescita. Questa innovazione tecnologica consiste nel recuperare le piastrine tramite un piccolo prelievo di sangue del paziente, per poi concentrarle assieme alla fibrina del plasma: il risultato finale è un gel autologo, cioè proprio del paziente. Saranno proprio le piastrine a liberare quelle proteine che andranno ad avviare il processo di riparazione delle ferite (cicatrizzazione) e ad innescare i meccanismi che portano alla rigenerazione dei tessuti duri e molli (osso e gengive). L’applicazione di questo gel autologo sta comportando dei risultati davvero strepitosi, sia dopo gli interventi odontoiatrici che in seguito a lesioni più serie, come le ulcere cutanee.

Infine non si può non fare un accenno sulla sedazione, che avviene miscelando ossigeno e protossido d’azoto in progressive percentuali personalizzate sino a raggiungere la completa sedazione cosciente del paziente. Perchè la scelta del protossido d’azoto? Fondamentalmente per due motivi: scarsissima probabilità di allergia (quasi nulla) e eliminazione dello stesso tramite respirazione. Il protossido d’azoto diventa decisivo nella riuscita della sedazione, in quanto è capace di innalzare la soglia del dolore e di desensibilizzare le mucose orali, rendendo le iniezioni assolutamente indolori e potenziando l’effetto dell’anestetico. Inoltre, ed è un dettaglio non banale, minimizza ansie, paure e qualsiasi tipo di stress nel paziente, lasciando anche una piacevole sensazione di benessere.