Controindicazioni e rischi dell’implantologia dentale

Ad oggi, la soluzione migliore per sostituire i denti mancanti è senz’altro l’implantologia dentale. Può succedere che nella bocca di un paziente si presentino situazioni ormai non più recuperabili con interventi di ricostruzione, pulizia e quant’altro. La caduta di alcuni denti, che può avvenire naturalmente a causa di patologie o in conseguenza di forti traumi (ad esempio incidenti o aggressioni, ndr), oltre che un forte dolore comporta anche un grave disagio psichico per il paziente, che si ritrova in una condizione estetica poco apprezzabile. Non solo: la perdita dei denti causa anche difficoltà di tipo pratico e funzionale, specialmente per quanto riguarda la masticazione.

Per questo si procede ad un’operazione di impianto dentale, meglio nota come implantologia, che consiste nell’inserimento nell’osso mascellare o mandibolare, di una radice artificiale in titanio a forma di vite. Servendosi di un moncone, lo specialista avviterà una corona in ceramica sulla radice in titanio. Chiaramente, prima di procedere, bisogna tener conto che si tratta a tutti gli effetti di un intervento chirurgico, pertanto è opportuno conoscere a fondo la storia clinica del paziente e tutto ciò che concerne l’interno della sua bocca, attraverso una panoramica, in modo tale da non ritrovarsi ad affrontare delle complicanze durante e dopo l’intervento.

In base alla situazione, lo specialista deciderà quale tecnica di implantologia è la più idonea. Oltre a quella classica, che prevede la recisione chirurgica della gengiva per poter inserire la vite nell’osso, c’è quella transmucosale (detta anche flapless) che prevede l’inserimento dell’impianto senza provvedere alla recisione chirurgica della gengiva, e quella immediata post-estrattiva, che prevede l’inserimento dell’impianto nella stessa seduta dell’estrazione di un dente. Inoltre, l’impianto dentale può essere a carico immediato, dove vite e corona vengono inserite e posizionate durante lo stesso intervento, oppure a carico differito, dove viene dapprima inserita la vite e solo successivamente ad un periodo di “osteointegrazione” viene aggiunta e cementata la corona

Come ogni intervento chirurgico, anche l’implantologia dentale comporta dei rischi e delle controindicazioni. Stando ad una recente indagine, solo il 20% dei pazienti presenta una condizione ottimale. La maggior parte si presenta invece con carie, malattie gengivali,infezioni varie,atrofie ossee e in alcuni casi anche impianti fratturati. In certi casi bisogna tener conto anche di altre eventuali patologie concomitanti, come ad esempio quelle cardiache o quelle tumorali.

Chi presenta un quadro clinico caratterizzato appunto da noie al cuore, tumori, problemi alle ossa, disturbi mentali, diabete scompensato oppure è molto giovane e ha quindi una mascella non ancora ben formata, è probabile che non possa sottoporsi ad intervento se non tramite delle tecniche specifiche mini/microinvasive. L’intervento chirurgico di per sé non è doloroso, in quanto lo specialista utilizzerà un anestetico locale e, in caso di estrema agitazione del paziente, anche un comune sedativo. Alcune controindicazioni possono presentarsi anche dopo l’intervento: i più comuni sono il sanguinamento post-operatorio, il gonfiore e i formicolii alla gengiva, tutti dovuti alla vicinanza dei nervi durante le fasi operatorie.

L’implantologia dentale può comportare anche dei rischi. Va subito detto che il temuto rischio “da rigetto” è soltanto una bufala: il titanio, infatti, ha un’elevata biocompatibilità e l’organismo non lo rigetta affatto. I fattori di rischio più comuni sono altri. Ad esempio si può verificare una mancata osteointegrazione, ovvero quando l’osso non si integra con l’impianto, fortunatamente piuttosto rara. La mancata osteointegrazione è spesso determinata da una parodontite, un’infezione che è causa di sanguinamenti, ascessi, mobilità o perdita dei denti. Altri rischi possono sorgere in seguito alle atrofie ossee, ovvero quando l’osso ha scarsa densità e complica quindi l’operazione, e dall’inesperienza in ambito implantologico: i rari casi di fallimento implantare sono generalmente dovuti ad imperizia e superficialità nella valutazione delle problematiche. Ecco perchè è fondamentale pianificare ogni dettaglio prima di procedere all’intervento chirurgico.