Dolori oro-facciali e sonno

Il dolore oro-facciale (DOF) colpisce prevalentemente il terzo ramo del muscolo trigemino (mandibolare o V3). I soggetti maggiormente interessati da questa condizione algica molto invalidante sono principalmente di sesso femminile. Il DOF si associa spesso e volentieri ai disordini temporo-mandibolari (DTM) e include anche i casi di sindrome della bocca che brucia (BMS – Burning Mouth Syndrome).

Da recenti studi si è appreso che vi è una stretta correlazione tra disturbi del sonno e peggioramento della sintomatologia del DOF, così come qualsiasi altro dolore cronico.

 

Disordini temporo-mandibolari

I DTM includono condizioni cliniche che hanno come comune denominatore il dolore a livello dell’articolazione temporo-mandibolare e dei muscoli masticatori. La causa del dolore è riconducibile ad un quadro infiammatorio con eventuale soprapposizione di una componente ormonale. L’incidenza della sindrome tra uomo e donna è di 10:1 con un picco durante l’età puberale e la menopausa.

Di recente si sono indagati i problemi del sonno come ulteriore fattore di rischio per lo sviluppo dei DTM, poichè da prove indirette hanno appurato come la privazione di sonno porti ad un peggioramento del funzionamento del sistema immunitario e a forte stress psicologico, correlabili con i DTM.

I pazienti affetti da disturbi temporo-mandibolari soffrono di disturbi del sonno (più del 50%). Alcuni presentano bruxismo (75%), altri di insonnia (36%) e altri ancora di apnee notturne (28,4%).

Nei soggetti affetti anche da fibromialgia, l’intensità del dolore oro-facciale è correlato alla qualità del sonno.

 

Sindrome della bocca che brucia

La BMS è un dolore cronico neuropatico caratterizzato da bruciore o sensazione alterata di sensibilità in particolar modo localizzata sull’apice della lingua, sul terzo anteriore del palato duro e sulle labbra.

In questi soggetti l’esame intraorale mostra mucose indenni da lesioni e esami ematochimici nella norma. La sindrome si presenta maggiormente dopo la menopausa e non ha un’eziopatogenesi ad oggi ancora poco chiara. Non vi è nemmeno la certezza di una reale correlazione tra BMS e disturbi del sonno, tuttavia si è osservato empiricamente come i pazienti riferissero di un peggiormento del quadro sintomatologico in presenza di privazione del sonno anche per solo qualche ora rispetto alle loro normali abitudini. A rafforzare la tesi della correlazione tra BMS e disturbi del sonno concorre anche la prova indiretta degli effetti ipnotici di alcuni farmaci usati per il trattamento della BMS.

Sono tipici nella BMS anche stati d’ansia depressione.

La sindrome della bocca che brucia si tratta farmacologicamente con psicotropi che possono avere un effetto positivo anche sul sonno.

 

Alterazione del flusso salivare notturno

Il flusso salivare diminuisce fortemente nelle ore notturne fino quasi ad azzerarsi. I soggetti affetti da xerostomia si svegliano ripetutamente durante la notte per bere. L’alterazione può essere dovuta a molteplici fattori. La prima possibile causa da indagare è l’assunzione di farmaci come ipnotici, antipertensivi e caffeina, che sappiamo essere correlati con un’alterazione della salivazione.

Anche particolari condizioni parodontali ed eventuali parafunzioni possono influenzare la qualità del riposo notturno. Per migliorare la condizione dei pazienti affetti da alterazioni del flusso salivare è importante trattare qualsiasi abitudine oro-facciale anomala come ad esempio il digrignamento o le lesioni cariose e parodontali.

E’ altresì importante consigliare al paziente di non assumere caffè, tè, bevande alcoliche o zuccherine la sera.

L’uso di umidificatori ambientali in camera da letto può essere d’aiuto nel creare un luogo accogliente in cui riposare.

 

Sindrome di Sjogren

Si tratta di una malattia infiammatoria cronica di tipo autoimmune che colpisce e danneggia le cellule adibite alla produzione di saliva e flusso lacrimale. I soggetti che ne sono affetti molto spesso lamentano disturbi del sonno e, in particolare, difficoltà nell’addormentamento e frequenti interruzioni del sonno accompagnate da tensione muscolare.

 

Reflusso gastroesofageo

Il reflusso gastroesogafeo (RGE), particolarmente presente durante il sonno notturno, è un disturbo che accomuna una larga parte della popolazione che ha superato i 40 anni d’età, soggetti obesi, donne in gravidanza e persone affette da apnee notturne. I sintomi principali di RGE sono bruciore epigastrico e disfagia, tuttavia alcuni pazienti riferiscono anche di sentire un sapore acido in bocca, bruciore orale nella notte con o senza episodi di tosse.

A livello dentale, i soggetti affetti da RGE presentano ipersensibilità, erosioni dello smalto e degradazione delle otturazioni. Le terapie mediche prevedono l’assunzione di farmaci antiacidi, colinergici e inibitori della pompa protonica.

 

Edentulia

L’edentulia è associata a cambiamenti dell’anatomia della bocca che può predisporre i pazienti allo sviluppo di episodi di apnea ostruttiva notturna. Tuttavia è bene chiarire che portare la protesi notturna può essere associata ad aumento di rischio di candidosi (stomatite da protesi), quindi ai pazienti che non hanno elevato rischio di apnee, è bene consigliare di non portare la protesi durante il riposo notturno.

 

Lichen planus orale

Il lichen planus orale (LPO) è un’infiammazione cronica delle mucose del cavo orale su base autoimmune in cui i linfociti riconoscono come estranea la mucosa orale provocando danni epiteliali.

Alcuni studi hanno messo in luce come alcuni soggetti affetti da LPO avessero livelli di ansia, depressione e di distrubi del sonno più elevati rispetto alla popolazione sana.

 

L’odontoiatria svolge un ruolo chiave nell’identificazione di problematiche strettamente correlate ai disturbi del sonno, indirizzando il paziente verso medici di branche specialistiche. Per trattare le apnee ostruttive e il bruxismo è possibile utilizzare dispositivi intraorali mentre è bene che il pazienti sia consapevole della correlazione ormai certa tra dolore cronico oro-facciale e insonnia. Altrettanto importante è per il medico odontoiatra conoscere il quadro clinico generale del paziente che può aver sviluppato un quadro di iposalivazione a causa dell’assunzione di farmaci ipnotici.