Il ruolo dell’odontoiatra nella diagnosi precoce delle malattie autoimmuni

Secondo i dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità, le malattie autoimmuni copiscono ogni anno in Europa 4.000 soggetti su 100.000, per la maggior parte donne.

La tematiche è rilevante anche sotto il profilo odontoiatrico, in quanto la gestione di questi pazienti risulta essere più complessa rispetto ai pazienti sani.Attraverso una visita odontoiatrica che comprenda un’anamnesi completa del paziente con riferimento anche a sintomi extraorali, il dentista può contribuire a diagnosticare le principali patologie a genesi immunitaria che hanno implicazioni a livello di cavo orale, poichè alcune manifestazioni sistemiche possono essere precedute da sintomi e lesioni orali che il professionista è preparato a riconoscere.

Numerosi studi scientifici hanno mostrato una relazione stretta tra malattie autoimmuni e patologie infiammatorie sistemica con comparsa di lesioni a livello del cavo orale già nelle prime fasi della malattia.

Alcune malattie autoimmuni si manifestano precocemente con sintomi vaghi e sospetti come il sanguinamento legato a fragilità gengivale, secchezza orale, anaelasticità delle mucose orali, tumefazioni della lingua e delle labbra e ulcere che faticano a guarire oppure gengiviti croniche. Inoltre microtraumi della mucosa orale e infiammazione delle gengive possono causare risposte amplificate e pericolose per la salute del paziente.

Anche nel caso della malattie autoimmuni, così come in quelle dei disturbi del comportamento alimentare, il dentista può, prima di altri professionisti, rendersi conto dell’insorgere della patologia per bloccarne l’evoluzione.

Il microbioma, barriera contro i patogeni, è formato da microrganismi che regolano l’assorbimento dei nutrienti, la produzione di vitamine ed energia e le difese immunitarie. Essi influenzano direttamente l’efficienza del nostro sistema immunitario e il metabolismo. Dagli ultimi studi è emerso che il microbioma ha un ruolo centrale nell’insorgenza delle malattie di carattere autoimmune. Nel lupus erimatoso sistemico, per esempio, la flora intestinale si presenta alterata, così come nell’artrite reumatoide, nella sclerosi multipla e nella sindrome di Sjögren. La modificazione è apprezzabile sia a livello di microbioma intestinale sia di flora orale.

Un terzo dei pazienti con malattie autoimmuni presentano anche maifestazioni a carico del cavo orale, anche di grave entità. Le numerose condizioni morbose conseguenti queste patologie influenzano negativamente in particolare il parodonto e aumentano il rischio di carie. Anche le protesi dentarie e i lavori di tipo restaurativo ne risentono. Inoltre processi cronici infiammatori delle mucose del cavo orale possono portare a un’amplificazione della risposta immunitaria generale fino ad un aggravamento della malattia in altri distretti, tipicamente gasto-intestinale e cutaneo-mucoso.

Una malattia autoimmune va sospettata in presenza di determinati sintomi rilevabili attraverso una corretta anamnesi che comprenda anche le manifestazioni cliniche extraorali ed un esame oro-maxillo-facciale corretto. Alterazioni oculari, genitali o polmonari possono interessare il dentista, per questo è importante che quest’ultimo stimoli il paziente a riferire qualsiasi sintomo, anche il più banale.

Successivamente il paziente dovrebbe essere invitato ad eseguire gli esami ematochimici mirati per la condizione sospettata. Un prelievo di tessuto orale può essere un contributo determinante per la diagnosi. In base alla malattia da indagare e alle sue tipiche manifestazioni orali, il dentista procederà con specifici interventi di biopsia. Ad esempio un prelievo di ghiandole salivari  minori del labbro contribuisce a disvelare la sindrome di Sjögren, mentre per il pemfigoide sarà necessario asportare alcuni frammeni ti mucosa a livello periferico rispetto alla lesione osservata clinicamente.

I pazienti autoimmuni vanno gestiti in maniera multidisciplinare coinvolgendo, in base ai casi, reumatologo, internista, dermatologo, oculista. Di aiuto è anche la conoscenza dello stato metabolico del paziente e delle sue evoluzioni, per monitorare la malattia e testare efficamente le terapie farmacologiche a disposizione. Lo stomatologo dovrà costantemente condividere con il medico di medicina generale e gli altri specialisti, un percorso diagnostico e terapeutico bilanciato sulle specifiche condizioni generali del paziente.