Melanoma orale: una biopsia può salvare la vita

Si deve al fisiologo Ernst Heinrich Weber, nel lontano 1859, la prima osservazione e descrizione di un melanoma della mucosa orale.
Si tratta di una patologia abbastanza rara, che costituisce lo 0,2-0,8 % di tutti i melanomi e che ha il suo picco di incidenza tra i 40 e i 60 anni d’età (45%). L’80% dei casi colpisce il palato duro, seguono la gengiva mascellare, la mucosa buccale, la lingua e il pavimento orale.

Se è una malattia abbastanza rara, per contro, è altamente aggressiva e ha la tendenza a metastatizzare interessando i linfonodi sottoascellari e giugulari, il polmone e il fegato, anche dopo l’asportazione chirurgica. Rispetto ad altre neoplasie del cavo orale, invade più rapidamente i tessuti circostanti . Purtroppo la prognosi è scarsa e i tassi di sopravvivenza a cinque anni sono compresi tra il 5% e il 20%. In circa un terzo dei casi si osserva da 4 a 20 anni prima dell’insorgenza della neoplasia franca nodulare, la presenza di una pigmentazione asintomatica.

Il melanoma è, in genere, asintomatico, ma la presenza di piccoli episodi emorragici può costituire un campanello d’allarme di una sintomatologia premonitrice.

L’attuale approccio terapeutico è costituito dall’escissione chirurgica del tumore, seguita da cicli di radioterapia coadiuvata dalla chemioterapia e dall’immunoterapia.

Il melanoma si presenta come una rilevatezza nera o blu, spesso con lesioni satellitari. La diagnosi è talvolta difficile, perché in una percentuale che va dal 5 al 15% il nodulo è acromico o rosa. Nelle fasi avanzate il nodulo può ulcerarsi, sanguinare e diventare doloroso.

Si consiglia di sottoporsi a periodiche visite odontoiatriche e ad una visita all’anno da un chirurgo orale dopo i 40 anni. Inoltre, è bene effettuare tempestivamente una biopsia sulle lesioni recenti o che mostrino delle modificazioni morfologiche.